mercoledì 22 febbraio 2017

12 giorni in Scozia, Isola di Skye ~ Scozia casa di fate e orizzonti verdi


~ itinerario di 12 giorni in Scozia: day 10 ~
























Potrei dire senza esitazione che questa è la parte di Scozia che più ho amato.
Che se esistessero fate ed elfi sicuramente, senza alcun dubbio, abiterebbero qui a Skye, che quest'isola da subito mi ha fatto pensare a fiabe e leggende e che nei suoi paesaggi così d'altro mondo la cosa in effetti parrebbe plausibile.
Che nel nome evocativo e che mi fa pensare ogni volta alla parola cielo che si è aggiunta per errore una vocale di troppo, si rimandi già di per se all'incanto di queste terre. E forse non a caso una delle possibili etimologie del nome è proprio skitis, in celtico alato.
Potrei dire che una volta visitata Skye non si dimentica, che l'occhio cerca di figurarsi nuovamente quel verde così intenso mai più trovato altrove, che la mente o il cuore in un moto terapeutico riportano a galla la calma placida dei suoi ambienti sterminati.
Di Skye potrei dire molto, parlare tanto, e allo stesso tempo far mia la consapevolezza che le solite consumate parole siano insufficienti: bella, bellissima, stupenda, senza esagerare.
Vorrei comunicare l'Isola non a lingua scritta, non a lettere, perché nel momento in cui mi sono trovata in cima al Quiraing, in quell'esatto momento in cui dall'alto potevo vedere la distesa verdissima sotto di me fino all'orizzonte, mi sono sentita un puntino microscopico, capitata per caso e per fortuna nel mezzo dell'immensa bellezza della nostra Terra.
Mai come in nessun altro posto al mondo visto fino ad allora (e avrei dovuto trovarmi di fronte a Shibuya per la prima volta l'anno successivo per provarlo nuovamente) ho sentito di venire stretta da una morsa simile di meraviglia, incapace di credere eppure di fronte, come se la vita mi scorresse davanti a velocità doppia e io non fossi in grado di afferrarla o descriverla, ma solo sentirla in tutto il suo tumulto.
Skye è questo per me, un'isola che pare uscita dal più bello dei desideri...


mercoledì 1 febbraio 2017

Visitare il Museo dello Studio Ghibli: il regno dei sogni e della follia


l'importanza di credere nella potenza dei sogni e abbandonare la concretezza delle convenzioni 





























intervistatrice: "Quindi può dire che è il film che si lascia creare da lei?"
Miyazaki: "Sì, si può dire così ... il film è un essere vivente" 

è questa la frase che più mi è rimasta impressa guardando il documentario dedicato allo Studio Ghibli dal titolo "Il regno dei sogni e della follia". 
E' quasi come se per Miyazaki ci sia qualcosa di ineluttabile nella creazione dei suoi film, un processo in cui sono i disegni, le immagini, i cartoni, ad arrivare a lui, a concedersi, a permettere di essere plasmati, e solo dopo un lungo processo, svelati al mondo. 
Miyazaki, che è un narratore e come tale racconta, trasmette, lascia liberi di esprimersi questi suoi film d'animazione, creature vibranti, piene di magia, nostalgia, dolore, ricolme della bontà ingenua dell'infanzia e al tempo stesso, anche, della crudeltà dell'essere umano.

Sono esseri di matita, colore, carta, schiusi ancora dal lavoro sempre manuale e non digitale, come ormai raramente accade, sono l'amore immenso di una persona per il proprio lavoro. 
E io lo avverto, sento tutto ciò, la dedizione, l'ineluttabilità del processo creativo, l'immaginazione incontrollata e incontrollabile, il fluire di storie che hanno bisogno di essere viste e provate, non solo per bambini, ma universalmente. 
E' questo che fa lo Studio Ghibli e lo so, sembrerà banale, ma mi commuove, mentre vedo il documentario, mentre guardo uno dei tanti capolavori di Miyazaki, mentre si dipana il percorso espositivo del Museo
Un regno di sogni e follia lo hanno chiamato, giustamente, tanto effimero quanto impensabile eppure così incredibilmente capace di porgere al prossimo un momento in cui credere che l'impossibile sia davvero possibile.